Poesia è un soffio di vento tra i fiori e sulle cime degli alberi più alti. Poesia è la brezza che increspa le onde del mare al tramonto quando il sole si immerge nel sonno in antri oscuri e profondi per permettere ad ogni vivente di sognare. Poesia è il murmure misterioso del bosco, il respiro lieve della foresta, lo scorrere quieto del ruscello tra i sassi. Poesia è la cadenza ondulata della sabbia che forma e sposta le dune del deserto. Poesia è lo stormire delle foglie, il calpestìo dei passi, il gemito impercettibile di una goccia di rugiada, la voce impossibile della pioggia, il rombo lontano del tuono tra le nuvole, il fruscìo del tempo nel suo inarrestabile istante. Poesia è il silenzio che non si può spiegare. Poesia è il pianto imperscrutabile di una sola lacrima, il grido solitario nella vastità della savana.
La lava del vulcano scende come un fiume placido e inesorabile. E’ rossa e calda. Quasi inverosimile. E’ il sangue della terra. Convulsione tellurica del suo corpo di vegliardo. Fiotto e anima delle sue profondità inaccessibili. E’ fuoco. Il fuoco che apporta la morte ma che dispensa anche la vita. E’ il fuoco sacro degli altari e dei sacrifici. E’ il sacro fuoco dell’ispirazione e della creatività, della libertà e del sogno. La Poesia è fuoco e dolore. La Poesia è ebbrezza senza scaturigine o fine. La Poesia è il sangue della terra, quel fuoco che la terra erutta, quel fuoco che la terra dona, quel rosso calore che la terra custodisce e nutre nel proprio seno come la futura madre fa con la creatura che porta in grembo. Sangue della terra. E fuoco che brucia e non consuma. Ecco, dalla vetta del vulcano più alto il mondo si colora, il fuoco sprizza, la luce si propaga. Nei miliardi di anni della sua esistenza la terra ha cinto come una potente regina la corona dei suoi vulcani che, come gemme preziose incastonate nell’oro e nel ferro, hanno reso bella e risplendente l’essenza plasmandone il suo esserci nel tempo e nello spazio.
E da questo sangue di colore immaginifico, che pulsa e scorre dentro le vene delle ere, l’uomo spiccò il suo salto nell’Infinito… E seppe ascoltare. E riuscì a cantare. Forse la Poesia è sangue e fuoco della terra. Un sangue e un fuoco fluidi eppure densi, vividi come porpora, luccicanti come rubini. In principio lo è stata di sicuro poichè ha conservato, pressocchè intatta nella sua natura, l’irruenza del sangue e del fuoco. Un vulcano parla talvolta più dell’uomo. Parla in segreto. E racconta la violenza inaudita del suo urlo. Sangue di morte colma di speranza ma, anche e insieme, fuoco di vita piena che rinasce.
I passi più lontani
Questo sangue
dal profondo del mio esserci
ciclo incomprensibile di vita e morte.
Incidi le mie vene
vi sprizzerà il fuoco del vulcano
più enigmatico e remoto della terra
nell’istante in cui il suo imperscrutabile fluire
illumina i passi più lontani.
Francesca Rita Rombolà
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